

Aldo Moro :il dovere della memoria.
Niente che sia morto,niente che sia fuori dalla linfa vitale della società.
Riflettiamo sul significato del monumento per Aldo Moro , l’illustre statista ucciso trentadue anni fa in via Fani.
E’ insigne opera dello scultore Aldo Pupino , consegnata nel 1980 al Liceo Archita.
di Vanna Bonivento
Oggetto del nostro approfondimento la foto dell’on. Aldo Moro in una delle visite al Liceo Ginnasio Archita il 24 maggio 1967,mentre con Nicola Rana,anch’egli un ex dell’Archita, e l’ex Preside Medori esamina il registro contenente la votazione da lui riportata agli esami di maturità; inoltre ci pare molto importante come riflessione anche per i tempi politici di oggi una frase di Aldo Moro “..io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa.
Sono infatti questi, contestazione ed alternativa i cardini della vera democrazia non passiva o succube ma vivace attiva e perché no polemica e battagliera sempre nel campo delle idee, quando occorre smuovere i macigni alias l’immobilismo, scardinare certi privilegi, togliere i veli che ricoprono scomode verità.
Comunque bastano queste parole per capire il lievito che ha rappresentato Aldo Moro per la nostra società e con quanta passione politica si è impegnato anche a costo della sua vita tanto da farne un martire moderno.
Il bassorilievo in rame realizzato trentanni orsono dallo scultore Aldo Pupino e donato e consegnato all’epoca dal Circolo il Confronto al Liceo Archita (dove studiò lo statista scomparso) ;la data del 9 maggio sbalzata sul bassorilievo indica il giorno ed il mese in cui Aldo Moro, dopo 55 giorni fu assassinato nel 1978 dalle Br; il 1980 indica l’anno di commemorazione del 2° anniversario dell’uccisione di Aldo Moro ; quello stesso giorno del 1980, di mattina, presso l’Archita avvenne l’intestazione di un’aula ad Aldo Moro; la sera dello stesso giorno l’opera di Pupino fu (alla presenza di illustri autorità quali il Presidente del C.N.R. Quagliariello, il prof. Salvatore Accardo, il compianto prof. Graziano Balzanelli Presidente del Circolo, l’on. Domenico Maria Amalfitano, l’on. Pier Giorgio Bressani Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) consegnato dal Circolo Il Confronto, con una sentita cerimonia nel Salone della Subfor , al Liceo Archita, rappresentato dalla compianta Preside Caterina Cariddi e dal Presidente del Consiglio di Istituto avv. Fornaciari.
Prima di essere materialmente collocato al Liceo Archita il bassorilievo fu presentato il 9 maggio 1980 dallo stesso autore Aldo Pupino nella stessa Subfor nell’ambito di quella cerimonia di consegna all’Archita e che previde anche un incontro di studio sul tema di primaria importanza per la scuola,che fu svolto da Salvatore Accardo già Direttore Generale del M.P.I. Aldo Moro alla Costituente:educazione ed istruzione .
Quale è il significato della sua opera scultorea, un bassorilievo120x100 in rame brunito, sbalzato e cesellato, dedicata circa trentanni fa all’illustre statista e visibile dal 1980 dai cittadini nell’Aula Magna del Liceo Archita?
Premetto dice Pupino-che l’opera era stata collocata a suo tempo nel corridoio vicino la Presidenza dell’Archita , ma , a causa dei lavori di ristrutturazione dell’edificio il bassorilievo da alcuni anni è stato provvisoriamente appoggiato su un banco dell’Aula Magna dello stesso Liceo dopo che si è spostato dalla vecchia collocazione.
Auspico che il bassorilievo quanto prima sia sistemato, come merita la memoria di Aldo Moro e come merita lo stesso Istituto in cui Moro ha studiato.
Anche il bassorilievo, voluto anni orsono dal Liceo Archita da me eseguito per commemorare la Preside Caterina Cariddi è stato staccato dalla parete ed è in attesa di collocazione.
Sono due opere che fanno da monito alle giovani generazioni ma oggi metto in evidenza quelle pronunciate da Aldo Moro diciannove anni prima della sua morte e che ho inciso sul bassorilievo NIENTE CHE SIA MORTO
NIENTE CHE SIA FUORI DALLA LINFA VITALE DELLA SOCIETA’:
sono, queste parole di Moro, ancora oggi in tempi così difficili un messaggio di speranza e di pace per tutti e non solo per i giovani studenti dell’Archita.
Quando il bassorilievo fu consegnato all’Archita illustri autorità presero la parola ; man mano che commemoravano Aldo Moro venivo a mia volta confortato per la scelta del simbolo, l’ulivo divelto simbolo della meridionalità di Aldo Moro, della tragedia di via Fani ma soprattutto di speranza e di pace.
La frase Niente che sia morto niente che sia ai margini della società sono una sintesi del pensiero di Moro attento alle libertà dei cittadini a che non fossero soffocate dagli autoritarismi , attivo e mai succube, rispettoso dell’uomo ma convinto che tutti , nessuno escluso, né gruppo né classe sociale hanno il diritto di partecipare perché la verità assoluta non è appannaggio di nessuno in particolare; con questa frase quanto mai attuale ho evidenziato il bisogno messo in risalto da Moro di solidarietà sociale e di promozione civile; che significa che nessuna persona deve rimanere ai margini? Le parole parlano da sole ; nessuno deve essere escluso dalla vita sociale. Ricordo benissimo quanto l’onorevole Amalfitano espresse ventotto anni fa quasi ad esegesi dell’opera artistica e me le sono trascritte perché sono il commento più politicamente scientifico della frase da me scelta e scolpita: Moro ha perseguito il disegno della conciliazione delle masse con lo Stato, del superamento dell’opposizione tra il vertice e la base; non lo Stato di alcuni, ma lo Stato di tutti, non la fortuna di pochi, ma la solidarietà sociale resa possibile dal maturare della coscienza democratica e alimentata dalla consapevolezza del valore dell’uomo e delle ragioni preminenti della giustizia .Oggi queste parole sono ancora molto attuali.
L’opera è stata collocata per oltre un ventennio a fianco la ex Presidenza dell’Archita , istituto in cui anche un’aula fu dedicata ad Aldo Moro ex allievo del liceo.
Per approfondire e divulgare il significato di quest’importante opera artistica tarantina realizzata in memoria di Aldo Moro e sita al Liceo Archita ricordiamo alcuni documenti dedicati dalla stampa locale negli anni ’80 alla lettura del bassorilievo di Aldo Pupino per Aldo Moro al Liceo Archita (A. L,Taranto: ricordato l’assassinio di Moro,in Il tempo,10 maggio 1980; Puglia, TARANTO.Cerimonia all’Archita.Bassorilievo di Aldo Pupino in ricordo di Moro,10 maggio 1980; Corriere del Giorno,Taranto lo ricorda così, 9 maggio 1980; ID., La lezione che ci viene da Moro,10 maggio 1980; ID, Un olivo per ricordare l’ex alunno Aldo Moro, 8 maggio 1980; Vanna Bonivento, Moro è morto ma le radici restano , in Quotidiano l’11 e 12 maggio 1980 ; EAD., Moro:le parole e i segni ,in Corriere del Giorno, 9 luglio 1988; EAD., Aldo Moro dal vivo, in Corriere del Giorno, 14 luglio 1988 e altri).
Dopo aver ascoltato lo scultore sullo stato della sua opera collocata all’Archita, col suo consenso ripropongo con brevi varianti un significativo colloquio della sottoscritta con l’artista stesso , pubblicato nel maggio 1980, quanto mai attuale per le tematiche dell’arte, società e giovani generazioni. Ciò ai fini della lettura approfondita dell’opera.
Quale è il significato di quest’opera in memoria di Aldo Moro nel contesto della scultura e dell’arte in genere?
Quando mi fu chiesto di onorare la memoria di Aldo Moro con una mia opera ho provato un senso di angoscia e smarrimento. Lo scopo essenziale della scultura,sia antica che moderna,è infatti anche quello di realizzare simbolicamente la storia dell’umanità. Il vivere civile si distingue da quello animale anche in virtù di segni ed immagini significanti la vita stessa dell’uomo,la quale è una galleria perenne di rituali:non può a mio avviso esserci una vita civile per l’uomo se egli non crea anche un’iconografia di se stesso e delle proprie azioni.
Arte come vita dunque,calata nella storia e nella società?
Sì, e lo penso ogni qualvolta mi accinga a realizzare un’opera per la collettività che abbia la finalità di essere fruita,,amata e capita dalla gente. Perciò mi sono sforzato ,e spero di esserci riuscito, di creare col metallo un’immagine simbolica,intorno alla quale commemorare la figura di Aldo Moro.
Quale è stata la più grande difficoltà oltre al dover dare corposità al metallo con la tecnica esclusivamente manuale dello sbalzo e del cesello?
..sotto l’aspetto iconografico realizzare un simbolo che suscitasse riflessione e commozione sul pensiero ed il dramma dello statista e nello stesso tempo fosse un’opera profondamente radicata all’immagine della Puglia. L’immagine a rilievo rappresenta un olivo divelto ed abbattuto con cui ho inteso sintetizzare un evento drammatico: l’evento tragico di via Fani; l’olivo è inoltre simbolo della nostra terra che ha dato i natali ad Aldo Moro ed in cui svolse,nel liceo Archita di Taranto,i suoi studi liceali. Quanto Aldo Moro fosse legato alla Puglia è ben noto a tutti coloro che seguirono i suoi interventi a favore del Mezzogiorno.
Ciò che mi preme evidenziare è che la natalità, l’infanzia, la giovinezza, l’educazione, le radici insomma che fecero di Aldo Moro un autentico pugliese affondavano nella terra di Puglia come quelle del nodoso olivo ,purtroppo divelto, simbolo della meridionalità di Aldo Moro e della sua tragedia.
Purtroppo -continua- dal tronco nodoso ed un tempo possente e vigoroso partono radici divelte che si assottigliano sempre più esangui nell’aria come in un estremo dileguare della vita vegetativa, allegoria di un altro spegnersi, di un altro ben più drammatico dileguarsi dello spirito.
Ma ,di fronte a chi rimane solo turbato, Pupino fa notare che sotto l’immagine è sbalzata una stupenda e significativa frase di Aldo Moro, estrapolata dalla relazione che lo stesso Moro tenne a Firenze il 24 ottobre 1959 e che scritta completa nel testo suona così:
Nessuna persona esclusa dalla vitalità e dal valore della vita sociale.
Nessuna zona d’ombra in un ritmo graduale, armonico, universale di ascensione.
Niente che sia morto, niente che sia condannato, niente che sia fuori dalla linfa vitale della società.
Perché queste parole?
Le ultime parole-spiega lo scultore Pupino -sono state scelte da me in un’integrazione con l’immagine dell’olivo per ampliare il significato dell’opera; l’immagine dell’ulivo divelto suscita infatti ad una prima lettura l’idea della morte, ma esso è albero di pace e di speranza ; infatti ,se osserviamo bene, pur divelto, continua, attraverso le poche radici che lo legano all’humus, ancora a germogliare attraverso la linfa ,ricavata da un suolo arso e brullo, anche dalle pietre.
Quando Aldo Moro pronunciò quelle parole esprimeva un profondo amore per la società umana.
Traducendo attraverso l’arte un messaggio di speranza anche dalla tragedia, possiamo dire che esse esprimono un profondo amore per l’uomo e la società in cui ciascuno di noi si deve sentire partecipe.
Parole come monimentum , ammonimento e ricordo, voce che valica il tempo, di avvertimento ed ammaestramento ai giovani di oggi e di domani e non solo a quelli che frequentano l’Archita.
Le parole di Moro scritte sul monumento di Pupino sono parte dunque di un pensiero moroteo più ampio che tocca i valori della dignità della persona umana,del diritto di tutti a partecipare alla vita sociale,alla sua ricchezza.
Non lo Stato di alcuni, ma lo Stato di tutti; non la fortuna dei pochi, ma la solidarietà sociale :sono parole queste dello stesso Aldo Moro. Quanto mai attuali!
Niente che sia morto,niente che sia fuori dalla linfa vitale della società.
Riflettiamo sul significato del monumento per Aldo Moro , l’illustre statista ucciso trentadue anni fa in via Fani.
E’ insigne opera dello scultore Aldo Pupino , consegnata nel 1980 al Liceo Archita.
di Vanna Bonivento
Oggetto del nostro approfondimento la foto dell’on. Aldo Moro in una delle visite al Liceo Ginnasio Archita il 24 maggio 1967,mentre con Nicola Rana,anch’egli un ex dell’Archita, e l’ex Preside Medori esamina il registro contenente la votazione da lui riportata agli esami di maturità; inoltre ci pare molto importante come riflessione anche per i tempi politici di oggi una frase di Aldo Moro “..io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa.
Sono infatti questi, contestazione ed alternativa i cardini della vera democrazia non passiva o succube ma vivace attiva e perché no polemica e battagliera sempre nel campo delle idee, quando occorre smuovere i macigni alias l’immobilismo, scardinare certi privilegi, togliere i veli che ricoprono scomode verità.
Comunque bastano queste parole per capire il lievito che ha rappresentato Aldo Moro per la nostra società e con quanta passione politica si è impegnato anche a costo della sua vita tanto da farne un martire moderno.
Il bassorilievo in rame realizzato trentanni orsono dallo scultore Aldo Pupino e donato e consegnato all’epoca dal Circolo il Confronto al Liceo Archita (dove studiò lo statista scomparso) ;la data del 9 maggio sbalzata sul bassorilievo indica il giorno ed il mese in cui Aldo Moro, dopo 55 giorni fu assassinato nel 1978 dalle Br; il 1980 indica l’anno di commemorazione del 2° anniversario dell’uccisione di Aldo Moro ; quello stesso giorno del 1980, di mattina, presso l’Archita avvenne l’intestazione di un’aula ad Aldo Moro; la sera dello stesso giorno l’opera di Pupino fu (alla presenza di illustri autorità quali il Presidente del C.N.R. Quagliariello, il prof. Salvatore Accardo, il compianto prof. Graziano Balzanelli Presidente del Circolo, l’on. Domenico Maria Amalfitano, l’on. Pier Giorgio Bressani Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) consegnato dal Circolo Il Confronto, con una sentita cerimonia nel Salone della Subfor , al Liceo Archita, rappresentato dalla compianta Preside Caterina Cariddi e dal Presidente del Consiglio di Istituto avv. Fornaciari.
Prima di essere materialmente collocato al Liceo Archita il bassorilievo fu presentato il 9 maggio 1980 dallo stesso autore Aldo Pupino nella stessa Subfor nell’ambito di quella cerimonia di consegna all’Archita e che previde anche un incontro di studio sul tema di primaria importanza per la scuola,che fu svolto da Salvatore Accardo già Direttore Generale del M.P.I. Aldo Moro alla Costituente:educazione ed istruzione .
Quale è il significato della sua opera scultorea, un bassorilievo120x100 in rame brunito, sbalzato e cesellato, dedicata circa trentanni fa all’illustre statista e visibile dal 1980 dai cittadini nell’Aula Magna del Liceo Archita?
Premetto dice Pupino-che l’opera era stata collocata a suo tempo nel corridoio vicino la Presidenza dell’Archita , ma , a causa dei lavori di ristrutturazione dell’edificio il bassorilievo da alcuni anni è stato provvisoriamente appoggiato su un banco dell’Aula Magna dello stesso Liceo dopo che si è spostato dalla vecchia collocazione.
Auspico che il bassorilievo quanto prima sia sistemato, come merita la memoria di Aldo Moro e come merita lo stesso Istituto in cui Moro ha studiato.
Anche il bassorilievo, voluto anni orsono dal Liceo Archita da me eseguito per commemorare la Preside Caterina Cariddi è stato staccato dalla parete ed è in attesa di collocazione.
Sono due opere che fanno da monito alle giovani generazioni ma oggi metto in evidenza quelle pronunciate da Aldo Moro diciannove anni prima della sua morte e che ho inciso sul bassorilievo NIENTE CHE SIA MORTO
NIENTE CHE SIA FUORI DALLA LINFA VITALE DELLA SOCIETA’:
sono, queste parole di Moro, ancora oggi in tempi così difficili un messaggio di speranza e di pace per tutti e non solo per i giovani studenti dell’Archita.
Quando il bassorilievo fu consegnato all’Archita illustri autorità presero la parola ; man mano che commemoravano Aldo Moro venivo a mia volta confortato per la scelta del simbolo, l’ulivo divelto simbolo della meridionalità di Aldo Moro, della tragedia di via Fani ma soprattutto di speranza e di pace.
La frase Niente che sia morto niente che sia ai margini della società sono una sintesi del pensiero di Moro attento alle libertà dei cittadini a che non fossero soffocate dagli autoritarismi , attivo e mai succube, rispettoso dell’uomo ma convinto che tutti , nessuno escluso, né gruppo né classe sociale hanno il diritto di partecipare perché la verità assoluta non è appannaggio di nessuno in particolare; con questa frase quanto mai attuale ho evidenziato il bisogno messo in risalto da Moro di solidarietà sociale e di promozione civile; che significa che nessuna persona deve rimanere ai margini? Le parole parlano da sole ; nessuno deve essere escluso dalla vita sociale. Ricordo benissimo quanto l’onorevole Amalfitano espresse ventotto anni fa quasi ad esegesi dell’opera artistica e me le sono trascritte perché sono il commento più politicamente scientifico della frase da me scelta e scolpita: Moro ha perseguito il disegno della conciliazione delle masse con lo Stato, del superamento dell’opposizione tra il vertice e la base; non lo Stato di alcuni, ma lo Stato di tutti, non la fortuna di pochi, ma la solidarietà sociale resa possibile dal maturare della coscienza democratica e alimentata dalla consapevolezza del valore dell’uomo e delle ragioni preminenti della giustizia .Oggi queste parole sono ancora molto attuali.
L’opera è stata collocata per oltre un ventennio a fianco la ex Presidenza dell’Archita , istituto in cui anche un’aula fu dedicata ad Aldo Moro ex allievo del liceo.
Per approfondire e divulgare il significato di quest’importante opera artistica tarantina realizzata in memoria di Aldo Moro e sita al Liceo Archita ricordiamo alcuni documenti dedicati dalla stampa locale negli anni ’80 alla lettura del bassorilievo di Aldo Pupino per Aldo Moro al Liceo Archita (A. L,Taranto: ricordato l’assassinio di Moro,in Il tempo,10 maggio 1980; Puglia, TARANTO.Cerimonia all’Archita.Bassorilievo di Aldo Pupino in ricordo di Moro,10 maggio 1980; Corriere del Giorno,Taranto lo ricorda così, 9 maggio 1980; ID., La lezione che ci viene da Moro,10 maggio 1980; ID, Un olivo per ricordare l’ex alunno Aldo Moro, 8 maggio 1980; Vanna Bonivento, Moro è morto ma le radici restano , in Quotidiano l’11 e 12 maggio 1980 ; EAD., Moro:le parole e i segni ,in Corriere del Giorno, 9 luglio 1988; EAD., Aldo Moro dal vivo, in Corriere del Giorno, 14 luglio 1988 e altri).
Dopo aver ascoltato lo scultore sullo stato della sua opera collocata all’Archita, col suo consenso ripropongo con brevi varianti un significativo colloquio della sottoscritta con l’artista stesso , pubblicato nel maggio 1980, quanto mai attuale per le tematiche dell’arte, società e giovani generazioni. Ciò ai fini della lettura approfondita dell’opera.
Quale è il significato di quest’opera in memoria di Aldo Moro nel contesto della scultura e dell’arte in genere?
Quando mi fu chiesto di onorare la memoria di Aldo Moro con una mia opera ho provato un senso di angoscia e smarrimento. Lo scopo essenziale della scultura,sia antica che moderna,è infatti anche quello di realizzare simbolicamente la storia dell’umanità. Il vivere civile si distingue da quello animale anche in virtù di segni ed immagini significanti la vita stessa dell’uomo,la quale è una galleria perenne di rituali:non può a mio avviso esserci una vita civile per l’uomo se egli non crea anche un’iconografia di se stesso e delle proprie azioni.
Arte come vita dunque,calata nella storia e nella società?
Sì, e lo penso ogni qualvolta mi accinga a realizzare un’opera per la collettività che abbia la finalità di essere fruita,,amata e capita dalla gente. Perciò mi sono sforzato ,e spero di esserci riuscito, di creare col metallo un’immagine simbolica,intorno alla quale commemorare la figura di Aldo Moro.
Quale è stata la più grande difficoltà oltre al dover dare corposità al metallo con la tecnica esclusivamente manuale dello sbalzo e del cesello?
..sotto l’aspetto iconografico realizzare un simbolo che suscitasse riflessione e commozione sul pensiero ed il dramma dello statista e nello stesso tempo fosse un’opera profondamente radicata all’immagine della Puglia. L’immagine a rilievo rappresenta un olivo divelto ed abbattuto con cui ho inteso sintetizzare un evento drammatico: l’evento tragico di via Fani; l’olivo è inoltre simbolo della nostra terra che ha dato i natali ad Aldo Moro ed in cui svolse,nel liceo Archita di Taranto,i suoi studi liceali. Quanto Aldo Moro fosse legato alla Puglia è ben noto a tutti coloro che seguirono i suoi interventi a favore del Mezzogiorno.
Ciò che mi preme evidenziare è che la natalità, l’infanzia, la giovinezza, l’educazione, le radici insomma che fecero di Aldo Moro un autentico pugliese affondavano nella terra di Puglia come quelle del nodoso olivo ,purtroppo divelto, simbolo della meridionalità di Aldo Moro e della sua tragedia.
Purtroppo -continua- dal tronco nodoso ed un tempo possente e vigoroso partono radici divelte che si assottigliano sempre più esangui nell’aria come in un estremo dileguare della vita vegetativa, allegoria di un altro spegnersi, di un altro ben più drammatico dileguarsi dello spirito.
Ma ,di fronte a chi rimane solo turbato, Pupino fa notare che sotto l’immagine è sbalzata una stupenda e significativa frase di Aldo Moro, estrapolata dalla relazione che lo stesso Moro tenne a Firenze il 24 ottobre 1959 e che scritta completa nel testo suona così:
Nessuna persona esclusa dalla vitalità e dal valore della vita sociale.
Nessuna zona d’ombra in un ritmo graduale, armonico, universale di ascensione.
Niente che sia morto, niente che sia condannato, niente che sia fuori dalla linfa vitale della società.
Perché queste parole?
Le ultime parole-spiega lo scultore Pupino -sono state scelte da me in un’integrazione con l’immagine dell’olivo per ampliare il significato dell’opera; l’immagine dell’ulivo divelto suscita infatti ad una prima lettura l’idea della morte, ma esso è albero di pace e di speranza ; infatti ,se osserviamo bene, pur divelto, continua, attraverso le poche radici che lo legano all’humus, ancora a germogliare attraverso la linfa ,ricavata da un suolo arso e brullo, anche dalle pietre.
Quando Aldo Moro pronunciò quelle parole esprimeva un profondo amore per la società umana.
Traducendo attraverso l’arte un messaggio di speranza anche dalla tragedia, possiamo dire che esse esprimono un profondo amore per l’uomo e la società in cui ciascuno di noi si deve sentire partecipe.
Parole come monimentum , ammonimento e ricordo, voce che valica il tempo, di avvertimento ed ammaestramento ai giovani di oggi e di domani e non solo a quelli che frequentano l’Archita.
Le parole di Moro scritte sul monumento di Pupino sono parte dunque di un pensiero moroteo più ampio che tocca i valori della dignità della persona umana,del diritto di tutti a partecipare alla vita sociale,alla sua ricchezza.
Non lo Stato di alcuni, ma lo Stato di tutti; non la fortuna dei pochi, ma la solidarietà sociale :sono parole queste dello stesso Aldo Moro. Quanto mai attuali!